L’isola di Ustica è una gemma di roccia vulcanica nel Tirreno. La sua lava proviene da strati del manto terrestre più profondi rispetto alle isole vicine. Un’isola rigogliosa, di natura selvaggia ma anche di un’antica agricoltura che ha plasmato il paesaggio. Abili contadini che hanno saputo sfruttare la fertilità dei suoli dell’isola dialogando con l’imponente natura fatta di sole, vento e mare.
Una tradizione agricola che si innesta tra le influenze dei coloni eoliani che la abitarono alla fine del 1700 e la vicinanza alla Sicilia occidentale, da cui provengono molti dei vitigni storicamente coltivati e in particolare lo zibibbo. Storicità riconosciuta anche nel disciplinare IGT che permette la coltivazione dello zibibbo oltre che nella provincia di Trapani, solo a Ustica. Anche su quest’isola la tradizione vuole che lo zibibbo venisse coltivato ad alberello e che venisse utilizzato insieme agli altri vitigni per produrre vini più aromatici. L’azienda Hibiscus, unica cantina dell’isola, da circa trent’anni ha sperimentato un allevamento a spalliera e la produzione di un Passito che pur ispirandosi alle tecniche del più noto Passito di Pantelleria ha trovato un’identità autonoma. Zhabib è l’unico Passito di zibibbo prodotto su un’isola italiana, che non sia Pantelleria, da cui si distingue sia per le caratteristiche enologiche, in quanto esula dal disciplinare DOC Pantelleria, sia per gli aspetti viticoli.
Infatti, il vigneto ,come già detto, viene allevato a spalliera e si trova molto vicino al mare considerato le piccolissime dimensioni dell’isola. Ustica è un piccolo mosaico in cui le tessere sono appezzamenti che arrivano a circa 1000 mq, circondati da muretti a secco e siepi di fichidindia, in cui si alternano alle viti, frutteti, seminativi e macchia mediterranea e la cui distanza dal mare non supera i 300 metri. Uno scrigno di biodiversità in cui si trovano numerose varietà di legumi, frutti e ortaggi. Siamo ben distanti dalle grandi estensioni dei vigneti ad alberello che definiscono il famoso paesaggio rurale pantesco. Il clone originale dello zibibbo usticese è formato da un grappolo spargolo che matura in maniera omogenea tingendosi di un dorato caratteristico.
Dal punto di vista enologico l’aspetto più evidente è l’esplosione di aromi intensi che ricordano i fasti della pasticceria araba, dall’albicocca disidratata ai datteri, senza mai arrivare al frutto stramaturo. Da contraltare una freschezza, che equilibrando un carico zuccherino importante, lo rende molto gradevole, con una gradazione alcolica contenuta intorni ai 13,5 gradi. La raccolta anticipata dell’uva da appassimento permette di concentrare sia zuccheri che acidi determinando una piacevole sensazione armonica che lo rende facilmente bevibile anche oltre il primo bicchiere.
È un vino versatile, che sposa sia le categorie classiche di vino da fine pasto o meditazione ma si presta anche ad abbinamenti audaci con formaggi dal gusto intenso, semi stagionati, stagionati o erborinati, volendo accompagnati da mieli e confetture in cui ritrovare gli aromi del vino.
Margherita
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