Nel cuore della vigna: la rinascita del Notardomenico
Ci sono aziende che vantano una storia secolare alle spalle, e ce ne sono altre che si fanno strada da un piccolo germoglio. È questo il caso dell’azienda agricola Domiziano, un’azienda “senza storia” – come ama dire Vincenzo Nacci stesso – ma con radici che affondano ben salde in una terra che con passione ed entusiasmo non ha mai smesso di raccontare.
Bisnonno contadino, nonno (e figli) ortopedici: sembrava che quella vocazione alla terra si fosse interrotta. Poi, un giorno, la notizia di vigneti in vendita riaccende una scintilla nel nonno che non poteva rassegnarsi a sentirsi “in pensione dall’agricoltura”. E così ha chiamato il nipote Vincenzo, proponendogli un’avventura che più che un lavoro è diventata destino.
Vincenzo, all’epoca poco più che studente, accetta la sfida. Non è stato tanto il vino ad attrarlo, quanto un’autentica promessa della terra. Si laurea nel 2018 e da allora si dedica all’azienda come si fa con un amore assoluto: corpo, anima e cuore. In pochi anni porta gli ettari vitati da otto a quindici, gestendo ogni cosa da solo – dalla contabilità al commercio, dalle potature al ritmo silenzioso dei filari. La sua azienda è biologica già dal 2013, segno di una determinazione semplice e radicale: «Siamo quello che mangiamo» dice con convinzione.
Oggi il vino viene ancora vinificato in conto terzi, ma il progetto di costruire una cantina propria è già in cammino. Eppure, l’ambizione di Vincenzo non è quella di crescere senza misura: il limite ideale rimane intorno alle 40.000 bottiglie. Una scelta che rivela il cuore del suo lavoro: custodire l’artigianato, mantenere il vino su scala umana, riconoscibile e autentico.
Il recupero del Notardomenico: un atto di memoria
La vera svolta arriva con il Notardomenico. Il nome suona antico, e lo è davvero: una varietà quasi dimenticata, che i contadini del paese chiamavano santu Nicola. Un’uva considerata “povera”: poca gradazione, meno struttura, spesso relegata a semplice vino da taglio. Vincenzo la riscopre quasi per caso, parlando con il fratello di suo nonno. È l’inizio di un’avventura che porta i grappoli all’Istituto Agrario di Locorotondo, dove viene certificata la sua identità: Notardomenico. Un vitigno che, in tutta la Puglia, oggi resiste solo in poche altre cantine.
Con coraggio e ostinazione, Vincenzo decide di reimpiantarlo. Le prime annate sono difficili, tra fallimenti e vigneti a macchie di leopardo, con piante giovani e altre più solide che convivono nello stesso mezzo ettaro. Eppure, da quelle viti è nato un vino nuovo e antico allo stesso tempo: 1.100 bottiglie di freschezza, con la loro leggerezza alcolica (11,5 gradi) e quella vena di acidità che le rende moderne, attuali. Un vino che non cerca potenza, ma autenticità. Il vino Notardomenico non è ancora disponibile nella nostra selezione, ma prossimamente entrerà a far parte del nostro catalogo.
Il Notardomenico è più che mai il simbolo di ciò che questa cantina vuole essere: un presidio di autenticità.
E forse è proprio qui, in questo equilibrio tra radici e visione, che si rivela il valore più grande della sua cantina: la capacità di trasformare un “non avere storia” in una storia nuova, viva, che vale la pena di essere raccontata.








